3-13 novembre 2015

OBLOMVENTIQUATTRO

SELECTA

Luca De March, Wubik, Ivan Cazzola, Don Chuck

a cura di Roberto Vaio

TOPOGRAFIA DELLA FUGA

a cura di Fabrizio Bonci


Ascoltando il ronzio delle nostre lacrime, le nostre orbite senza centro


Punti di fuga, di Alessio Larocchi


Topografia dei topi, di Fabrizio Bonci

Testo e regia: Fabrizio Bonci

Voce: Ivo De Palma

Musiche: Lorenzo Lord Theremin Giorda

Performance: Letizia Leardini

Produzione: Oblom Teatro


Danza d'agosto, regia di Fabrizio Bonci e Caterina Scala

Alessio Larocchi, Cartamodello di piccola casa

OBLOM VENTICINQUE
HOTEL MOLINARIO
di Fabrizio Molinario

4-18 dicembre 2015

a cura di Fabrizio Bonci e Caterina Scala



126. Tutta l'infelicità degli uomini nasce dall'incapacità di starsene seduti nella propria stanza.

Se potessimo restare fermi per qualche ora al centro di un'area di stabilità, resistendo alla tentazione di guardare verso la finestra, contro i cui vetri, precipitando da altezze infinite, si infrange il rumore dell'atmosfera, o a quella di alzarci per dirigerci verso la porta, alla quale qualcuno sta in questo momento bussando, inizieremmo allora a scendere lentamente verso un baricentro di cui possiamo ipotizzare l'esistenza, senza, pur tuttavia, poterne individuare con certezza la posizione sepolta nelle insondabili profondità del nulla. Con gli occhi chiusi, calarci con una corda inesistente attraverso i sedimenti lasciati dai processi meccanici dell'abitudine e del desiderio verso un centro originario, guardando non verso l'alto, ma verso il basso, respirando con calma, dirigendoci verso un ordine elementare e primitivo e, nell'instabilità di ciò che resterà alla superficie del mondo, stabile e certo. Eppure, lo sappiamo, il vento, prima o poi, aprirà la finestra, i colpi alla porta si faranno insistenti, poi minacciosi, e noi saremo ancora una volta trascinati fuori, per disperderci lungo i circuiti caotici di un'infinitamente ripetuta attesa di cose che non si possono attendere. Oppure, al contrario, per punirci di quello che alla fine giustamente sarà apparso come vano e insopportabile orgoglio, la finestra sarà chiusa dall'esterno, la porta saldata, il pavimento e le pareti lastricati con lastre di ferro sulle quali saranno stati incisi inviolabili divieti. Non potremo allora andarcene, senza tuttavia poter restare.
Dal testo critico di Fabriizo Bonci e Caterina Scala